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giovedì 4 ottobre 2007, di Riccardo Orioles

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Questo giornale è uno strumento di lavoro. Il lavoro consiste nel riportare Librino in Italia, da cui ora è molto lontano, parte per colpa propria e parte per colpa altrui. Fra questi altri, inevitabilmente, vanno messi “i politici”, non perché si voglia fare dell’antipolitica astratta ma perché sperimentalmente le varie amministrazioni tanto di destra tanto di sinistra di Librino se ne sono lavate le mani. A Librino e San Giorgio vivono centomila abitanti, un catanese su tre. Come vivono? Finora sono stati solo una massa da manovra elettorale, carne da voto. Il risultato si vede. Non c’è più molto tempo per le chiacchiere. Catania centotreesima città d’Italia; Librino - città nella città - ancora più in basso di lei.
Fogne, luoghi d’incontro, mafia, luce: di alcune di queste cose a Librino ce n’è anche troppo, di altre poco o niente. La colpa è nostra, di noi abitanti, che ci siamo fidati di questi e quelli. Adesso abbiamo capito che non dobbiamo più chiedere niente a nessuno, ma crescere e organizzarci fra noi: insieme, numericamente, siamo la principale forza della città.
Noi non facciamo appelli, non amiamo i discorsi, non promettiamo niente a nessuno. Vogliamo semplicemente studiare concretamente i problemi e organizzare concretamente la soluzione. Non abbiamo partito né ideologia. Crediamo nel lavoro serio, nel farsi avanti insieme e nella libertà.

* * *

Nel povero panorama dell’informazione di Catania (“La Sicilia” bendata, “Repubblica” censurata), questo è il secondo giornale di quartiere che nasce dal basso, con serietà e senza retorica, per fare il suo dovere. Il primo, a San Cristoforo, è stato “I Cordai”: dura ormai da parecchio, dà voce agli abitanti dei quartieri da cui è riconosciuto per amico. E’ un buon esempio a cui ispirarsi. Più avanti, speriamo, qualcun altro si ispirerà all’esempio nostro: e così via, anno dopo anno, finché tutti i quartieri di Catania avranno la loro voce.
Perchè non nasciamo isolati, né per caso: non siamo i soli a lavorare per Librino (Iqbal Masih, gli scout, la Caritas, ecc.) e vogliamo l’unità e l’amicizia fra tutte queste forze. Non nasciamo dal nulla ma siamo un frutto della nuova generazione venuta avanti in questi anni, quella che ha organizzato la manifestazione di piazza Spedini a febbraio e che non si è dispersa ma ha continuato a organizzare tante piccole utili cose. Questo giornale, rivolto a centomila abitanti, è un piccolo passo avanti su questa strada. Su di essa la vita di molti giovani è ormai impegnata. Giovani che non si guardano indietro, non perdono il loro tempo con i vecchi politici e i vecchi modi di fare, che credono nella Politica maiuscola e non di cortile, e che non tradiranno. Meritano la vostra fiducia; stanno già lavorando.

* * *

Una piccola nota personale, da vecchio giornalista. E’ quasi trent’anni che faccio questo mestiere e che firmo giornali. Sono lieto di firmare questo, come anche “I Cordai” e - insieme a Graziella Proto - “Casablanca”. E’ un bel modo di finire una carriera, qui in Sicilia, a Catania, servendo la verità dei cittadini e non i palazzi. Ai miei colleghi giovani auguro allegria e coraggio: la nostra è una vita difficile ma anche felice e utile, perché non siamo mai soli.




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