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Comunisti-Catania su ordinanze sicurezza: inutili e ottusamente repressive

giovedì 6 agosto 2009

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Il segretario provinciale dei Comunisti italiani, Salvatore La Rosa, e il responsabile Politiche comunali del partito, Massimo Mingrino, invitano il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, a ritirare le ordinanze sulla sicurezza, giudicate “inutili e ottusamente repressive”.

I due dirigenti comunisti ricordano che “i recenti dati nazionali sugli atti criminali che si consumano a danno dei cittadini confermano, ancora una volta, il disastroso stato di insicurezza che riguarda Catania e la provincia: siamo al primo posto per furti d’auto e scippi e al terzo posto per rapine. Inoltre la città è vessata da tutta una serie di attività estortive, da quelle gestite dalla criminalità organizzata a quelle svolte dai posteggiatori abusivi, frutto della povertà o anch’esse del racket. Siamo altresì ultimi per la diffusa povertà che interessa oltre un terzo delle persone e delle famiglie residenti, per produzione e mantenimento di reddito e per degrado ambientale. Ma il primo cittadino, eletto un anno fa con una maggioranza bulgara, è stato capace di reagire a questo strutturale stato di prostrazione del tessuto sociale e civile solo con le sei incredibili ordinanze sulla sicurezza, con le quali si persegue una serie di atti del tutto marginali (reazione tragicomica in una città circondata da decine di discariche abusive e dalla cronica deficienza del servizio rifiuti) o l’attività denominata ‘accattonaggio molesto’, condotta da persone povere che, pur di racimolare il minimo per la loro sopravvivenza, chiedono l’ elemosina”.

La Rosa e Mingrino aderiscono quindi alla proposta dell’ANPI di Catania di “coinvolgere tutte le forze sociali, intellettuali, politiche e sindacali della città, gli organi di informazione, le strutture laiche e religiose per individuare una griglia di priorità cittadine da affrontare per rimuovere le vere cause di insicurezza”, prime fra tutte “attività criminali, illegalità diffuse, degrado urbano e amministrativo. crisi economica, precariato e mancanza di lavoro”.




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