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I lavoratori della Ecoservice attendono da 8 anni di essere utilizzati

Ecoservice: ci sono i fondi per la differenziata ma il Comune non avvia il progetto

la Cgil: "il Comune dia risposte a chi attende di costruirsi un futuro"

martedì 24 marzo 2009

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“Attendiamo da otto anni il nostro turno. Ma nonostante ci sia la disponibilità finanziaria e la cooperativa sia stata creata apposta per poter lavorare almeno cinque anni, non ci hanno mai dato la possibilità di iniziare”.

E’ una storia paradossale quella raccontata stamattina alla stampa nei locali della Cgil dai 36 soci lavoratori della Ecoservice. Il gruppo era già stato formato per la gestione degli impianti per la selezione e la valorizzazione della “frazione secca”, e avrebbe dovuto essere avviato al lavoro subito dopo il completamento del corso. I 36 soci, in particolare, sono in attesa di essere utilizzati dal Comune di Catania per la raccolta dei rifiuti “porta a porta”, ed è proprio al Comune di Catania che si rivolge la Cgil: “Crediamo che sia l’Ente a dovere delle risposte a queste persone che attendono solo di poter lavorare e di costruirsi un futuro – sottolinea Giusi Milazzo, segretario confederale Cgil- proprio perché è il Comune che assicura il servizio di raccolta, oltre ad essere il soggetto attuatore del progetto che anni fa diede vita alla cooperativa”.

La Ecoservice era infatti nata da un progetto finanziato dal Ministro dell’Ambiente nel 2000; da tempo è disponibile il finanziamento di circa 1 milione 652 mila euro. Grazie anche all’impegno della CGIL nel 2007, è stata bandita la gara per effettuare il servizio, poi aggiudicata dalla ditta IPI. Peccato che prima della firma del contratto che avrebbe consentito di avviare al lavoro i 30 disoccupati, si scoprì che non era stata prevista la somma per la copertura degli importi IVA.

“Importi che ammontano a circa 150 mila euro e che al momento non sono disponibili. Di contro, c’è a disposizione oltre 1 milione e mezzo di euro per tutto il resto. Una somma che aspetta da troppo tempo –continua il presidente della cooperativa Concetta Di Bella- Noi abbiamo lavorato un solo anno, dal 2000 al 2001, ma come lavoratori di pubblica utilità. Poi, più nulla. Siamo delusi, ma non perdiamo le speranze di trasformarci un giorno in imprenditori di noi stessi. Comune ed Ato intanto si rimpallano le responsabilità. Il prossimo passo? Abbiamo già chiesto alla Prefettura un faccia a faccia tra questi due soggetti. Stiamo aspettando che accettino l’invito”.




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