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Ha ammazzato il Giudice Falcone ma festeggia il capodanno senza il carcere duro

mercoledì 14 gennaio 2009, di Massimiliano Nicosia

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I giudici del tribunale di sorveglianza di Roma hanno annullato il carcere duro (cosiddetto 41/bis), al boss stragista Domenico Ganci di Palermo.

ll mafioso e’ detenuto nel carcere di Rebibbia perche’ deve scontare condanne all’ergastolo, molte delle quali definitive, in particolare per le stragi e alcuni delitti eccellenti compiuti in Sicilia. Un anticipo dello "sconto" aveva permesso al boss di festeggiare il capodanno senza le restrizioni del 41 bis riservate ai boss mafiosi.

Ganci e’ accusato di oltre 40 delitti, tra questi quelli del Giudice Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo, degli uomini della scorta e anche della morte del commissario Ninni Cassarà. Il killer Domenico Ganci, detto Mimmo, e’ figlio del capomandamento della Noce, Raffaele Ganci, alleato di Toto’ Riina.


Queste alcune reazioni:

(ADNKRONOS)
"L’annullamento del regime di carcere duro per il superboss Ganci e’ un atto molto grave". Lo afferma il parlamentare dell’Italia dei Valori, Franco Barbato, che sull’argomento ha preannunciato l’invio di una interrogazione parlamentare urgente al ministro della Giustizia.

"Invece di avallare riforme da ’Grande Fratello’, con l’obiettivo di assicurare un eversivo controllo politico della giustizia, il ministro Alfano intervenga subito -chiede Barbato- affinche’ a Mimmo Ganci, accusato di 40 delitti e sul quale pendono diverse condanne all’ergastolo, venga immediatamente ripristinato il 41bis. Ai pericolosi boss detenuti in carcere deve essere impedito qualsiasi contatto con l’esterno. Sempre".

"Il 41bis e’ un’arma fondamentale contro la mafia -aggiunge l’esponente Idv- e la sua applicazione va sempre piu’ collegata con la pericolosita’ del detenuto e resa uniforme e piu’ stringente. Sarebbe gravissimo se, nonostante i proclami, la lotta alla mafia e alla criminalita’ organizzata dovesse accusare un arretramento giuridico, nonche’ di tensione morale e politica. Verrebbe proprio da chiedersi: se non a Ganci, un boss autore di decine di delitti, tra cui le stragi mafiose e omicidi eccellenti, a chi si deve piu’ applicare un rigoroso regime di carcere duro?".


(ADNKRONOS) ’’E’ da molto tempo che denunciamo il rischio di un progressivo affievolirsi dell’efficacia del 41 bis, la sentenza resa nota oggi su Ganci e’ un ulteriore segnale d’allarme. Troppi boss vincono le cause per buchi nelle norme, ed ancora di piu’ riescono a comunicare con l’esterno anche se ancora sottoposti al 41 bis’’. E’ quanto affrerma Giuseppe Lumia (PD), componente della Commissione Antimafia, commentando l’annulamneto del 41 bis a Domenico Ganci.

’’Solo in questi ultimi mesi - sottolinea il senatore Pd - abbiamo dovuto assistere a boss che hanno mandato lettere ai giornali, boss che hanno ordinato omicidi, che hanno gestito persino imprese mentre erano al 41 bis, non e’ piu’ possibile assistere a questo scempio di una norma che ha comunque dato frutti inestimabili’’.

’’Ora - aggiunge - bisogna applicare bene le norme gia’ esistenti, ma soprattutto rafforzare tutti i meccanismi che rampono i contatti dei boss con il territorio, anche pensando di riattivare gli istituti di pena nelle isole, e cambiare le procedure che non funzionano. Noi - conclude - una proposta organica l’abbiamo presentata da tempo, la maggioranza ne ha preso solo alcune parti e le ha inserite nel disegno di legge sulla sicurezza che fatica a camminare perche’ contiene norme su troppe questioni diverse tra loro’’.


(ADNKRONOS) ’’La revoca del 41 bis, decisa dal tribunale di sorveglianza di Roma per il boss palermitano, Mimmo Ganci, e’ il segno dei tempi di una scandalosa stagione di restaurazione. E’ un’intollerabile offesa alla memoria di chi ha perduto la vita per difendere lo Stato e gli italiani dalla criminalita’ organizzata’’. E’ quanto afferma Orazio Licandro, dell’ufficio di segreteria nazionale del Pdci, commentando la revoca del 41 bis per il boss Mimmo Ganci.

’’E’ un segnale negativo - sottolinea Licandro - per chi ancora crede, qualunque sia il suo ruolo, che bisogna sconfiggere la mafia con ogni mezzo. Noi non sappiamo quanto sia giuridicamente fondata la decisione dell’autorita’ giudiziaria ma certo ci sembra davvero incomprensibile. Dal governo, e segnatamente dal siciliano Ministro della Giustizia, che da oltre un decennio chiosano negativamente ogni pronuncia giudiziaria, di fronte a fatti di questo genere, che destano profondo allarme e stupore, nessun commento?’’.


(APCOM) Con la revoca del 41 bis al boss Domenico Ganci il Tribunale di sorveglianza di Roma ha riportato il ’carcere duro’ entro i limiti imposti dalla Carta costituzionale. Lo sottolinea Rita Bernardini, parlamentare radicale eletta nelle liste del Pd, membro della commissione Giustizia della Camera.

"Revocando il carcere duro a Mimmo Ganci, il Tribunale di Sorveglianza di Roma - osserva Bernardini in una nota - ha esercitato il proprio potere giurisdizionale attenendosi al rispetto rigoroso sia della legge 279/2002 sia dei criteri interpretativi più volte enunciati nelle sentenze della Corte Costituzionale e nei provvedimenti di annullamento della Corte di Cassazione, in base ai quali la persistenza di collegamenti del detenuto con l’associazione criminale di appartenenza non può mai presumersi ma semmai affermarsi sulla scorta di positivi elementi e concrete circostanze". Da questo punto di vista, spiega la parlamentare radicale, la circostanza che "Ganci, detenuto sottoposto al 41bis da ben 15 anni, abbia tenuto in tutti questi anni un comportamento intramurario corretto e che lo stesso ha oramai rapporti assai rarefatti con la sua stessa famiglia, essendo ristretto in località lontana dal luogo d’origine, è la rappresentazione più eloquente di un suo progressivo e totale isolamento e della conseguente mancanza di contatti criminali del medesimo con il suo ambiente di provenienza".

Ciò che desta "sconcerto - argomenta ancora Bernardini - non è pertanto la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma, sotto questo profilo ineccepibile, quanto la scomposta reazione di chi in queste ore si sta scagliando contro gli estensori del citato provvedimento di revoca, evidentemente non sapendo, o facendo finta di non sapere, che a legittimare il regime carcerario speciale di cui all’art. 41bis non è la permanenza del reato associativo (che peraltro cessa con la sentenza di primo grado), ma la sussistenza attuale di collegamenti del detenuto con l’associazione di provenienza, elemento che evidentemente nel caso di Mimmo Ganci non è stato dimostrato da circostanze recenti o fatti concreti".


La sentenza resa nota oggi sul boss Mimmo Ganci e’ un segnale preoccupante dell’indebolimento di alcuni strumenti della lotta alla criminalità organizzata".

Lo dice la deputata Laura Garavini, capogruppo dei Democratici in commissione Antimafia.

"L’utilizzo del 41bis nella pratica viene minato, come abbiamo potuto constatare in questi mesi: occorre invertire questa tendenza negativa, inaccettabile: il contrasto alle mafie non può conoscere allentamenti".




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