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Il monopolio dell’informazione: Le verità su Catania

domenica 22 marzo 2009, di Massimiliano Nicosia

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Sulle pagine de la Sicilia in questi giorni non sono mancate le pagine in difesa di Ciancio e di accusa alla trasmissione Report da parte delle élite catanesi.

Da Buttafuoco a Campo, da Barcellona a Iachello, fino al presidente della Provincia Giuseppe Castiglione si sono alternati sulla seconda pagina del quotidiano sotto accusa dalla puntata di Raitre. Il piatto forte è stato naturalmente l’annunciata querela di Ciancio nei confronti di Report per la considerevole somma di 10 milioni di euro da destinare, in caso di vincita della causa, ad un ospizio di anziani. Considerata la somma immaginiamo si tratti di qualche ospizio a Taormina, magari nei pressi del Grand Hotel San Pietro citato nell’inchiesta di Report.

Mercoledì dalle pagine de la Sicilia, aprono il sipario della difesa Buttafuoco e Zermo. Lo scrittore ristabilisce immediatamente una delle questioni più importanti sulla quale, più avanti tornerà anche il preside Iachello: il caso Repubblica. Ci siamo allarmati per nulla: il quotidiano fondato da Scalfari non pubblica a Catania la sua edizione regionale semplicemente per un accordo commerciale. "Semplicemente" per questo.

Un accordo commerciale impedisce a Ciancio di avere un concorrente per la cronaca regionale e ai catanesi quello che è possibile nel resto d’Italia e nelle altre province siciliane: leggere la Repubblica con l’edizione regionale. Buttafuoco e Iachello, un giornalista e il preside della facoltà catanese nella quale ha sede il corso di laurea in scienze della comunicazione, non ci vedono nulla di strano.

Ma il preside Enrico Iachello arriva perfino a dare una sua personalissima interpretazione sul monopolio dell’informazione: "il mercato per un altro giornale a Catania non c’è".

Questo, secondo Iachello, dovrebbe giustificare il monopolio di Ciancio. Non c’è posto per un altro giornale. Non si pone il dubbio, il preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, se l’unico giornale che stampa a Catania sia il migliore possibile per la sua città o sia semplicemente l’unico possibile a causa delle cosiddette "barriere" issate per ingessare la libera concorrenza.

Non si chiede ad esempio quanto incida sulla libera concorrenza, e quindi sullo sviluppo del miglior quotidiano, il fatto che a Repubblica "convenga" stampare da Ciancio anche a costo di perdere una quota di mercato, non si chiede, ad esempio, quanto influisca sulla libera concorrenza il fatto che l’Ansa catanese abbia sede proprio negli uffici de la Sicilia, non si chiede, ad esempio quanto incidano nel libero mercato le convenzioni che l’università di Catania (Ersu e Ateneo) hanno stipulato con la Sicilia per "somministrare" agli studenti copie gratuite (ma pagate con le loro tasse) non richieste del quotidiano?

Chiude la carrellata contro Report, per ora, il presidente della Provincia Giuseppe Castiglione il quale anche lui nei "diversi sentimenti che si affollano nella sua mente" non manca di prendere le distanze dalla trasmissione. E paradossalmente giunge a prendere le difese di Bianco (di schieramento opposto al suo) per rimarcare le distanze dall’amministrazione Scapagnini (che la sua coalizione ha contribuito a fare eleggere). Tace misteriosamente il suo giudizio su quanto la trasmissione imputa all’attuale sindaco Stancanelli. Stranezze, ma neanche poi tanto, della politica.

Anche il Presidente della Provincia conclude in una difesa di Ciancio (e appare singolare che quasi tutti riserbino la difesa al proprietario de la Sicilia alla fine del loro intervento, come se fosse l’ultima cosa alla quale pensavano). Castiglione sottolinea di citare Ciancio "non per piaggeria" (come se qualcuno avesse potuto mai pensarlo!) ed elenca le innumerevoli virtù di questo imprenditore che "investe tutto nella sua Sicilia percè ci crede, continuando a difendere il lavoro di tanti bravi giornalisti".

E a noi il pensiero corre inevitabilmente a Telecolor, acquistata da questo virtuoso imprenditore e smantellata nel silenzio delle èlite catanesi, ad Alfio Sciacca e alla sua redazione imbavagliata e cancellata con buona pace della libera concorrenza.




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