venerdì 28 novembre 2008
Vota quest'articolo“Perché in tanti anni nessuno ha parlato? E perché la società civile non ha un moto di ribellione contro chi abusa del proprio potere mettendo a rischio la salute e la sicurezza di migliaia di studenti e centinaia di lavoratori?”.
Se lo chiede Salvatore La Rosa, segretario provinciale dei Comunisti italiani, in seguito agli ultimi sviluppi delle indagini sulle esalazioni velenose nell’istituto di farmacologia dell’Università di Catania, che hanno fatto emergere almeno una decina di casi di persone che si sono ammalate di tumore e la morte di un giovane ricercatore.
La Rosa, che esprime la solidarietà del suo partito ai familiari del giovane e a tutti coloro che hanno pagato con la salute, sottolinea come questo sia “il risultato di decenni di baronie all’università di Catania, dove chi vuole fare il ricercatore è costretto a subire ogni tipo di ricatto, persino quello di operare in un ambiente che lo farà ammalare”.
Il segretario del Pdci si chiede inoltre se nell’Ateneo catanese ci siano altri casi simili e se ci dovranno essere altri morti perché le responsabilità saltino fuori. Il segretario del Pdci catanese estende, infine, il ragionamento agli edifici scolastici ricordando che l’autonomista Lombardo mai, quando era presidente della provincia, ha fatto nulla per mettere in sicurezza le scuole del catanese, con il rischio che anche qui si verifichi un evento come quello che nei giorni scorsi, in Piemonte, è costato la vita a un ragazzo di appena 17 anni.
La Rosa conclude affermando che “invece di tagliare indiscriminatamente i fondi dell’istruzione, occorrerebbe investire su salute e sicurezza”.