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Lettera aperta alla Camusso dalle donne siciliane licenziate dalla CGIL

venerdì 11 febbraio 2011

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- vedi anche Ucuntu, Storie di licenziamenti, lavoro nero e irregolarità all’interno della CGIL

Cara Susanna Camusso,

abbiamo appreso che la CGIL è impegnata in prima fila in occasione della mobilitazione nazionale delle donne italiane, prevista per domenica 13 febbraio 2011 “Se non ora quando?”
Tu stessa dichiari: “ho passato la vita a combattere contro chi voleva le donne sottomesse, subordinate, ubbidienti. Ho lottato per la mia libertà e per quella delle mie compagne, per la possibilità di scegliere cosa essere e cosa diventare”.

Queste tue affermazioni sono in piena coerenza con quello che la CGIL storicamente ha rappresentato non solo per le donne e per la loro dignità, ma anche e soprattutto per il rispetto e la tutela dei loro diritti e del loro lavoro. Pensiamo ad esempio a tutte quelle donne che sono alla ricerca di una occupazione, alle precarie, alle donne separate con figli a carico da mantenere e un esiguo reddito, a quelle che hanno grandi difficoltà ad arrivare a fine mese o che tutti i giorni fanno salti mortali per conciliare lavoro e famiglia e infine a quelle che si occupano di figli, mariti, genitori anziani sentendone, spesso, tutto il peso sulle proprie spalle.

Oggi ti scriviamo per ricordarti che ci siamo pure noi: donne licenziate dalla CGIL, messe ingiustamente alla porta che, oltre alla perdita del proprio lavoro, devono convivere con la profonda amarezza che può provocare il paradosso di essere private di uno dei diritti più sacri per l’essere umano (ovvero il diritto al lavoro) proprio dal Sindacato. Non avremmo mai pensato, infatti, di poter scrivere, da donne, una pagina triste della storia di questo Sindacato, vista la gravità delle nostre vicende, consumate all’interno non di una qualsiasi O.S., ma del più grande Sindacato italiano: il tuo, la CGIL.

Non vorremmo diventare - rispetto a tutte le altre di cui anche tu sei portavoce - donne e lavoratrici di serie “B”. Da te questo, non potremmo mai accettarlo.

Il paradosso delle nostre vicende (che non costituiscono un unicum nel panorama italiano, vorremmo ad esempio ricordare altri casi, tra cui, in Calabria la storia del licenziamento di Simona Miceli) è rappresentato dal fatto che su cinque casi di licenziamento, in Sicilia, tre investono donne. Ma non solo. A nostro avviso, merita una particolare attenzione il fatto che, proprio in Sicilia il Segretario Regionale è una donna la quale peraltro, ha aderito all’iniziativa del 13 febbraio. Ci chiediamo cosa questa donna, nella qualità di Segretaria Generale della CGIL Siciliana, dica a proposito della violazione dei nostri diritti, visto che non solo non si esprime nel merito e preferisce tacere, ma in alcuni casi è stata lei stessa ad assumere la decisione di licenziare.

Storie diverse, vero, ma piene di sofferenza, con un comune denominatore: la perdita del posto di lavoro. Riteniamo inutile entrare nel merito di ogni singola vicenda che tu, sicuramente, conoscerai bene o in ogni caso avrai modo di averne le opportune delucidazioni dal Responsabile Organizzazione CGIL Nazionale Enrico Panini.

Adesso vorremmo sentire la tua voce.
L’impegno che pubblicamente ti chiediamo di assumere è quello di farti carico delle vicende segnalate e di prendere dei provvedimenti contro chi, all’interno del tuo Sindacato, ha commesso questi atti di una gravità estrema, calpestando i nostri diritti senza alcuno scrupolo e pudore per il ruolo che sono chiamati a svolgere. Perché non può esistere una doppia morale. Non quando si è chiamati a dirigere un Sindacato dove la coerenza è requisito fondamentale per avere una credibilità e per difendere la propria rappresentatività dinnanzi a tanti lavoratori e a tante lavoratrici.
Confidiamo in una tua immediata risposta e in una presa di posizione chiara e netta al fine di fugare ogni nube che possa offuscare la storia e l’autorevolezza della CGIL. La storia della CGIL si difende prima di tutto, dimostrando, con i fatti, di essere al fianco delle proprie dipendenti ingiustamente licenziate.

Alma Bianco
Alessandra Mangano
Romina Licciardi
Simona Micieli




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