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Progetto Caritas-Provincia per integrare la popolazione Rom a Catania

martedì 15 luglio 2008

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Sono 150 mila in tutta Italia; a Catania, poco meno di 300, insediati nei quartieri periferici della città. Ma nonostante il numero apparentemente esiguo, costituiscono uno dei temi sociali più importanti e delicati del nostro Paese. Sono i Rom, principalmente di etnia rumena, e una loro antica descrizione, legata a una vecchia immagine culturale e popolare, ce li ha fatti conoscere meglio nei secoli come zingari, nomadi.

Lo aveva annunciato in campagna elettorale e a pochi giorni dal suo insediamento il presidente della Provincia regionale di Catania, on. Giuseppe Castiglione, ha voluto affrontare anche questo delicato argomento. Lo ha fatto incontrando nei giorni scorsi il direttore della Caritas diocesana, don Valerio Di Trapani. Un incontro che ha sottolineato la volontà di entrambi gli Enti di lavorare in totale sinergia per dare dignità alla persona, prima ancora che al problema, con l’obiettivo di integrare quanti, fra i Rom, riconosceranno che, anche se nomadi, vivere in Italia implica comunque dei diritti e dei doveri.

"Solidarietà e sicurezza - ha detto il presidente della Provincia, Castiglione - devono essere le priorità della nostra attività politico-amministrativa. Abbiamo già annunciato la nostra volontà di collaborare e supportare la Caritas nel suo nobile lavoro di integrazione della popolazione Rom".

Il Presidente della Provincia Castiglione e il direttore della Caritas don Di Trapani

E dalle dichiarazioni si è passati ai fatti, perché la Provincia avrebbe già a disposizione un’area accanto alla base aerea di Maristaeli, dove si potrebbe creare un "campo di transito" per accogliere i Rom. Attualmente, secondo le stime diffuse dalla Caritas, gli zingari a Catania sono circa 150 nella zona del Villaggio Sant’Agata, almeno 30 in una fabbrica abbandonata, altri 60 invece tra il Faro Biscari della Playa e via Acquicella Porto. Il loro numero era diminuito nei giorni successivi al provvedimento del Ministro degli Interni, Maroni, ma di recente molti di essi hanno fatto rientro a Catania. Nelle scorse notti, un episodio di intolleranza (pietre e insulti sono stati indirizzati ai nuclei di zingari nella zona di Zia Lisa) non ha fatto altro che sottolineare l’impreparazione che ancora esiste tra la popolazione italiana nei confronti dei nomadi, identificati molto spesso con gli atti delinquenziali che si verificano in città.

"Povertà, esclusione, razzismo sono gli ostacoli maggiori con cui devono fare i conti i Rom, a cui aggiungere la mancanza di igiene e le gravi malattie della pelle e del sistema respiratorio - ha evidenziato don Valerio Di Trapani -. Il progetto della Caritas è quello di ribaltare questi problemi, creando invece salute, lavoro, istruzione e formazione. Per fare ciò, proponiamo ai Rom di sottoscrivere un Patto di legalità, perché si possano integrare pienamente nel nostro territorio".

Un piccolo successo la Caritas lo ha già ottenuto: 20 bambini, infatti, sono stati già accolti e si sono integrati nelle scuole catanesi, sono stati tutti promossi e hanno stimolato un censimento della popolazione zingara a Catania da parte della organizzazione diocesana perché si possa fare ancora di più. E se all’inizio lo stesso don Di Trapani era stato duro nei confronti del provvedimento del Ministro Maroni sulle impronte digitali da prendere ai bambini Rom, lo stesso oggi sottolinea come la Caritas non sia contraria alla identificazione, purché questa non comporti l’emarginazione sociale, che aggraverebbe le già esistenti problematiche come la povertà economica, le gravi carenze educative e la dispersione scolastica.

In particolare, il progetto della Caritas, illustrato durante l’incontro al presidente Giuseppe Castiglione, prevede di "fare sistema" proprio con la Provincia di Catania, distribuendo gli sforzi su quattro aree differenti: area salute (garantendo le cure mediche e assistenziali, a cominciare dalle donne e dai bambini), area educazione e istruzione (frenando la dispersione scolastica e costruendo un "ponte" tra le famiglie e le Istituzioni), area giuridica (regolarizzando la posizione sociale dei nuclei residenti) e area orientamento e rapporti con il territorio (costruendo una rete di sostegno alternativo all’assistenzialismo). Il tutto per favorire, appunto, il superamento delle politiche assistenziali e per promuovere, invece, azioni di vera integrazione.

L’incontro tra il presidente Castiglione e don Di Trapani si è concluso affrontando anche i problemi dei senza fissa dimora e delle comunità di gravi emarginati (come gli ex detenuti, da reintegrare nella società, e gli ex tossicodipendenti). Il presidente della Provincia ha garantito anche qui il massimo impegno perché si possano individuare al più presto alcuni immobili dell’Ente dove realizzare centri di accoglienza, sottolineando così la forte impronta sociale che vuole dare all’Amministrazione provinciale.




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