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Una "trilogia della tradizione" per il riscatto di Librino

martedì 24 marzo 2009, di Roman Henry Clarke

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Nel suo secondo anno di vita, l’associazione culturale "Terre forti" di Librino ha deciso di portare in scena una "trilogia della tradizione". Una raccolta di poesie, canzoni, cunti, miniminagghie e "parità morali", in un percorso "tematico" in tre tappe sugli scritti raccolti da autorevoli studiosi come Serafino Amabile Guastella, Giuseppe Pitrè, Corrado Avolio, Lionardo Vigo.
Primo appuntamento è stato "Jalofiru avvampanti": come suggerisce il titolo, "garofano rosseggiante" quale è sovente definita la donna nella cultura popolare in lingua siciliana. In tre repliche, dal 20 al 22 febbraio, la donna siciliana è stata raccontata e cantata, in tutti i suoi aspetti, dai più aulici ai più sensuali, ai più tragici, dalla recitativa multiforme di Alfio Guzzetta, e dalla voce intensa e chitarra setosa e cristallina del cantautore Gregorio Lui, con il fondamentale apporto interpretativo di Serena Guzzardie di uno staff recitativo e tecnico di prim’ordine.
Una accresciuta platea di pubblico ha poi confermato il proprio gradimento al duo Guzzetta-Lui in "Le corna del diavolo", un viaggio fra novelle popolari e le vite dei Santi visti nei panni della gente comune, attraverso quei racconti che erano la base della formazione e dell’intrattenimento in quelle contrade un tempo note come "Terre forti" e il cui centro era l’attuale Librino.
Infatti "Terre forti", sodalizio creativo nato a Librino per Librino, si è posto come obiettivo quello di fare da mediatore culturale e promotore artistico e sociale tra la "periferia sud" del capoluogo etneo, la città di Catania e la Sicilia e i siciliani di tutto il mondo. Dimostrare di poter fare arte e cultura a partire dalle "Terre forti", con gente originaria di quei luoghi o ad essi legati o solidali, esportandone e diffondendone i "risultati" anche portando in quei quartieri la gente che spesso li conosce per la sola, pessima, fama.
Per quanto concerne il teatro, in assenza di una struttura adeguata e immediatamente ed appieno fruibile a Librino, "Terre forti" ha deciso di mettere in scena i propri spettacoli nel cuore di Catania, in quella storica "Sala Magma" situata in via Adua 3 che da oltre tre decenni fa la storia del teatro e della cultura siciliani grazie all’alacre opera della Cooperativa "La Terra del Sole" di Salvo Nicotra. Ed è alla "Sala Magma" che si concluderà, dal 27 al 29 marzo, la "trilogia della tradizione", con lo spettacolo "Emigranti". Un racconto in parallelo sulle peregrinazioni nel Mediterraneo: da un lato i siciliani, che nel 1870 videro l’apice della propria agevolata emigrazione verso la Tunisia, raccontata da Alfio Guzzetta, e dall’altro gli arrivi di oggi dal maghreb, narrati e cantati dall’artista tunisino Ramzi Harrabi. Insieme a loro, ancora Gregorio Lui, proprio in queste settimane al lavoro per ultimare la sua nuova fatica discografica.
Ma con la "trilogia" non cesserà la stagione di "Terre forti": infatti, seguiranno le favole metaforiche, in una cornice di musica e danza, di "’U cantu d’ô lapuni", e la commedia "Malanova a la bruttizza", entrambi eventi destinati ad essere replicati in vari comuni siciliani.
E non mancheranno le incursioni di "Terre forti" nella poesia, ancora e sempre più nella musica, così come nella fotografia e in quelle varie forme dell’arte vista non come obiettivo fine a se stesso o come pretesto per facili protagonismi o autocelebrazioni, ma quale strumento di educazione, promozione sociale e coinvolgimento. La promozione dell’arte come "arma" di resistenza, la "traduzione della tradizione" come strumento di sensibilizzazione, la promozione culturale come mezzo di riscatto. Nell’auspicio che le istituzioni possano presto dare a Librino e alle "terre forti" uno spazio-laboratorio dove poter proseguire il percorso intrapreso da questa associazione, proprio fra la gente cui è rivolto il messaggio di rinascita di questo ensemble tanto professionale quanto popolare e non elitario, aperto alla partecipazione di tutti, senza distinzione o discriminazione alcuna, che è "Terre forti".




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