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il "partito del dissesto" risponde a Stancanelli

martedì 7 ottobre 2008

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Una conferenza stampa in risposta all’iscrizione “d’ufficio” al partito del dissesto da parte del sindaco Stancanelli: l’hanno tenuta l’economista Maurizio Caserta, il sacerdote Salvatore Resca e il responsabile nazionale Organizzazione dei Comunisti Italiani, Orazio Licandro, accusati dal primo cittadino di avere auspicato la dichiarazione di dissesto. Proprio Caserta ha spiegato che onestà intellettuale vorrebbe che si indicasse come partito del dissesto proprio quello del sindaco e ha spiegato che la faccenda assai delicata è stata gestita con “approssimazione”. Secondo Caserta, si tratta adesso di individuare chi ha la responsabilità “politica e storica” dello sfascio e far pagare – in base a un “principio di economia di mercato” - chi ha causato il danno. Il docente universitario ha fatto notare inoltre che, se è vero che i fondi stanziati dal governo vengono da risorse destinate alle infrastrutture, vuol dire che “si trasferisce il debito da una classe di soggetti a un’altra classe di soggetti”. Sul piano di rientro del sindaco, Caserta ha detto che non ci sono ancora elementi per giudicarlo, ma certamente il punto centrale non è solo quello che riguarda l’aspetto patrimoniale ma “un passaggio delicato: come si modificano i comportamenti”: passaggio che non avviene “con una circolare del sindaco, ma con prospettive diverse e un sistema sanzionatorio diverso”. Il professore universitario ha quindi aggiunto che se è vero che una città non può essere amministrata dagli economisti, però “ha bisogno di personaggi di altra tempra”.

Di “assenza di etica della responsabilità” ha quindi parlato Resca, anche con riferimento alle nuove consulenze assegnate dal sindaco negli ultimi mesi, mentre Licandro ha esortato il primo cittadino a consegnare alla città il piano di rientro, “perché il disastro non è solo affar suo e della sua maggioranza politica, ma riguarda ciascuno di noi e le nostre condizioni di vita materiali. Ma deve presentare all’opinione pubblica un piano vero, credibile”. Il responsabile Organizzazione del Pdci ha quindi posto una serie di questioni. Chiedendo, ad esempio, se il piano di rientro sia quello presentato al Cipe che poi ha erogato i 140 milioni di euro: denaro in realtà destinato a opere pubbliche, che “i catanesi non avranno più”. Oppure se l’idea di trasformare da agricole in edificabili alcune aree significa che a Catania si sta aprendo una nuova stagione di speculazioni edilizie. Ancora una domanda: se già nel luglio del 2007 gli ispettori ministeriali parlarono di un indebitamento di 870 milioni di euro, “perché Stancanelli non parla? A che serve nascondere?” E poi la necessità di consulenze esterne, o di un nuovo direttore generale: “Che bisogno c’è di continuare a spendere soldi per incarichi che non si giustificano neppure in periodo di vacche grasse?” Quesiti a cui Licandro vorrebbe che Stancanelli rispondesse in un incontro pubblico già sollecitato più volte, ricevendo in risposta soltanto insulti.




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