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A Palermo apre la bottega della legalità

Don Ciotti: “Blocco mondiale dei beni mafiosi”

lunedì 16 marzo 2009

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Nello stesso giorno in cui Palermo ha ricordato il primo poliziotto
antimafia Joe Petrosino, a 100 anni dalla sua uccisione,
è stata inaugurata nel centro della città la prima
bottega di Libera. Dopo Torino, Roma, Napoli, Pisa e Firenze, i
prodotti delle cooperative agricole che lavorano sui terreni confiscati
alla criminalità organizzata sono ora in vendita nella “Bottega
dei sapori e dei saperi della legalità”, in piazza Castelnuovo. Fino
al 1994 qui c’era un negozio di abbigliamento maschile, di proprietà
del boss di Brancaccio Gianni Ienna. Poi la confisca “grazie
all’intuizione di un grande siciliano, Pio La Torre – ha detto Don
Luigi Ciotti durante l’inaugurazione – che capì l’importanza di colpire
il potere mafioso sotto il profilo patrimoniale” e la consegna
delle chiavi il 22 maggio scorso. Per ristrutturarla ci sono voluti
75mila euro raccolti grazie a una campagna lanciata da Libera sul
territorio nazionale. Adesso sugli scaffali ci sono i sapori prodotti
da un’economia pulita, cioè pasta, olio, legumi e, al piano inferiore,
i saperi, cioè libri in consultazione e in vendita, fumetti e video sui
movimenti antimafia e le lotte contadine. Ma anche uno spazio
che possa fungere, oltre che da libreria e biblioteca, da area di riflessione
per mostre, spettacoli e dibattiti. Su quel palco si è esibito
il giorno dell’inaugurazione, il gruppo dei “Combomastas”. Da lì
Don Ciotti ha lanciato il suo anatema contro “la mafia delle parole”,
per unire “forza simbolica e pragmatismo” annunciando una “raccolta
di 300 firme tra i parlamentari europei perché si facciano promotori
di una direttiva che preveda la confisca internazionale dei
beni delle mafie e il loro uso sociale. Prevedere un istituto legislativo
simile ci sembra importante visto che le mafie investono ormai
anche all’estero. La criminalità si globalizza e quindi occorre globalizzare
anche la reazione”.

L'inaugurazione della Bottega della legalità a PalermoTortuose e lunghe ancora oggi, le pratiche per ottenere un bene
confiscato e per poterne ricavare un uso sociale, come ha ricordato
il presidente di Libera: “Su 1091 aziende confiscate, 665 sono
state chiuse e 257 sono ancora da assegnare. Solo 64 sono sopravvissute.
La vera scommessa - ha aggiunto il sacerdote - è investire
su queste realtà produttive. Bisogna dare coerenza alle
parole e cominciare anche dagli enti pubblici, il potere della
mafia è di chi la copre”. A scoprire l’insegna della bottega, due
ragazzi delle tante scuole presenti il giorno dell’inaugurazione,
un altro gesto di concretezza voluto dal determinato sacerdote
antimafia che ha sottolineato l’importanza dell’istruzione: “Nel
60% delle università italiane ci sono percorsi di formazione su
questi temi e l’appuntamento del 21 marzo a Napoli per la
14esima giornata della memoria non è né un evento né una cerimonia,
ma un impegno”. Un impegno dell’associazione che
da oltre un anno ha fatto conoscere i prodotti delle cooperative
agricole di Libera anche alle ambasciate straniere, come quella
messicana, che ora utilizza quegli alimenti per i propri rinfreschi,
come già succede per la festa della Repubblica. “Non voglio
ringraziare nessuno per avere ottenuto questo risultato oggi –
ha aggiunto don Ciotti -abbiamo fatto tutti insieme il nostro dovere.
Il mio non vuole essere un atto di scortesia, ma vuol dire
che ognuno di noi si deve assumere le proprie responsabilità.
L’obiettivo comune non può essere solo la legalità, ma la giustizia.
Bisogna costruire lavoro, politiche sociali, realizzare percorsi
che diano dignità alle persone, perché i costi da pagare in
seguito anche per lo Stato sono molto più alti”. Tra i vertici delle
istituzioni presenti, il sindaco e le forze dell’ordine, che Ciotti
ha ringraziato, “perché non c’è giorno in cui in Italia non avvengano
grandi operazioni e si abbiano ottimi risultati contro la criminalità
organizzata. Tutti sono d’accordo nel condannare la
criminalità - ha specificato il sacerdote davanti agli studenti, al
questore Alessandro Marangoni, al comandante provinciale
dell’Arma Teo Luzi e al sindaco- ma da qui a gesti reali c’è una
enorme differenza”. Ed è stato il prefetto Giancarlo Trevisone a
fare un esempio di “gesti reali”, leggendo alcune righe del diario
della collaboratrice di giustizia Rita Atria, scritte lo stesso giorno
della strage di via D’Amelio: “Prima di combattere la mafia devi
farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo avere sconfitto la
mafia dentro di te puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei
tuoi amici. La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci”.

Antonella Lombardi su A Sud Europa, rivista del centro studi Pio La Torre




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