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ANPI Catania su ordinanze sicurezza Stancanelli: "Si inseguono i peli e si tralasciano le travi"

sabato 18 luglio 2009

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Sulla sicurezza, l’amministrazione comunale di Catania “insegue” i peli e tralascia le travi.

…..e i poveri, i diseredati indigeni o “stranieri”? Possono, tranquillamente, morire di fame!

Questo è il significato vero delle sei ordinanze emesse dall’amministrazione comunale catanase del sindaco Stancanelli il 14 luglio c.a., con entrata in vigore a far data 1 agosto.

Vengono cancellate le priorità e tralasciate le esigenze vere dei cittadini, delle persone. In una città devastata dalle tante e strutturali pratiche dell’illegalità, da continui e perversi atti di macro e micro criminalità e dal connubio famelico della speculazione politica –affaristica- mafiosa che, assieme alla saccheggio del territorio cittadino e delle comuni casse pubbliche, hanno “succhiato il sangue, le carni e le ossa” dei residenti e della comune civile vivibilità, i signori dell’amministrazione comunale intendono affrontare la sicurezza cittadina in salsa “folk”; così come va la moda strumentalmente montata.

A far lettura delle sei ordinanze, la sicurezza, il decoro, la salvaguardia della pubblica incolumità, i pericoli, la convivenza civile e la coesione sociale dei cittadini catanesi, sarebbero, in particolare minacciati da:” l’abbandono per terra di mozziconi di sigaretta, generi e oggetti vari, deposito improprio di oggetti, tenuta in abbandono e degrado di immobili o casolari, dai bivacchi o la posa di attrezzature di camper, roulotte o tende, graffiti o scritte sui muri e deturpamento della città che ne offendono la bellezza, la prostituzione nelle pubbliche strade, bullismo”, con specifica repressione dell’accattonaggio molesto.

Sembra quasi di essere a Ginevra…..e non a Catania! Sembra quasi che l’amministrazione comunale alberghi costantemente fuori città, non conoscendo i concreti problemi vessatori, criminali, di annichilimento della vivibilità e della qualità della vita che affliggono i cittadini. Ben altre cose, queste, assolutamente non contemplate dallo spirito complessivo che anima le ordinanze.

Nella negativa specificità catanese la sicurezza dovrebbe essenzialmente derivare dalla difesa e dall’operatività di alcuni parametri fondamentali: salvaguardia economica e sociale del tessuto produttivo e acquisizione di un lavoro: si hanno a Catania i più alti tassi di disoccupazione nazionale; sicurezza dell’integrità personale e di salute nei luoghi di lavoro ; sicurezza stradale, in una città caratterizzata da una rete viaria strapiena di buche, anfratti, dislivelli, “oscuramento” delle strisce pedonali, che provocano continui drammi umani; sicurezza sanitaria e salvaguardia personale derivante dalle miriadi di variegati inquinamenti che avvelenano l’area cittadina, dalle migliaia di punti vendita abusivi di beni alimentari, in specie ortofrutticoli, ad altezza di tubo di scappamento autoveicolare; dalle tante abitazioni decrepite abitate per costrizione dalla condizione economica; dalle reiterate “molestie”, vera e propria estorsione, da parte delle centinaia di “addetti” al posteggio auto; dalle innumerevoli discariche abusive di spazzature e materiale tossico che costantemente attentano la pubblica incolumità in tutti i quartieri, specie quelli periferici e popolari..

Le ordinanze, vietano, anche, l’accattonaggio, cosiddetto “molesto”. Cioè, si nega ai diseredati, nostrani, migranti, rom, ai senza casa, agli esclusi di qualsiasi forma e genere, di chiedere l’elemosina, anche in cambio, come avviene in certi casi, di un servizio improvvisato. L’uso dell’ obolo, strumento ultimo, da sempre patrimonio umano della società civile, laica e religiosa, …per vivere, e non morire!

Mentre a Catania persevera strutturalmente la criminalità e l’illegalità ai massimi livelli si vorrebbe vietare agli emarginati l’unica onesta forma per cercare di sfamarsi e sopravvivere!

Sul decoro urbano, come ANPI, in occasione della Ricorrenza della Liberazione del 25 Aprile, abbiamo richiesto e preteso, rispetto della legalità. E’ stato alquanto complicato “pretendere” di affiggere i nostri manifesti – pagando la debita tassa comunale – sugli spazi comunali. Constatiamo, però, che la nostra presunzione di legalità è stata inutile. La città, tutta, continua ad essere invasa e deturpata, specie nelle aree murali, da decine di migliaia di manifesti abusivi che propagandano iniziative affaristiche di vario genere.

Di fronte a cotante sfarzo di illegalità, che tra l’altro impoverisce le comune e pubbliche casse comunali, l’amministrazione comunale tranquillamente tace e non agisce!

Infine, sulla prostituzione. Vera vecchia e nuova schiavitù dei corpi femminili al servizio delle ingordigie, anche dei nostri concittadini, con molta ipocrisia si vorrebbero nascondere i “corpi” e le bramosie nel chiuso delle case…così come divulgato e propagato in grande sfoggia ( a pagamento) da tante nostrane, locali, quotidiane note informative.

Di fronte a questi gravi atti “discriminatori” che appositamente dimenticano gli atti veri e nefasti che avvelenano concretamente, quotidianamente, la vivibilità dei cittadini, l’ANPI di Catania chiama alla collaborazione attiva tutte le forze civili e democratiche cittadine, denunzia l’assoluto smantellamento dei servizi e dei supporti assistenziali nei riguardi dei soggetti che si vorrebbero perseguire. Si dichiara l’assoluta contrarietà alle ordinanze emesse e si richiede il ritiro. Si metteranno in opera tutte le iniziative necessarie a difesa e in solidarietà dei deboli, degli emarginati, dei migranti, degli esclusi, in riferimento al “pacchetto sicurezza” richiamato nelle ordinanze o a quant’altro che storpia di fatto il degradato contesto cittadino.

Lo richiedono i supremi valori umani, costituzionali e di libertà, di rispetto della persona.


ANPI Catania




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