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Rifondazione comunista su pulizieri AMT

giovedì 4 giugno 2009

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Rifondazione Comunista esprime solidarietà ai lavoratori delle aziende delle pulizie che prestano servizio presso l’AMT, in lotta perché da due mesi non percepiscono lo stipendio.

Ancora una volta i lavoratori pagano la crisi finanziaria del comune e l’impossibilità dell’amministrazione comunale di saldare i debiti nei confronti di fornitori e aziende partecipate.

Perdura infatti il credito di 120 milioni di euro dell’AMT, mentre autisti, operai ed impiegati, si interrogano sul futuro dei propri stipendi, degli adeguamenti contrattuali e delle indennità di servizio che ancora non hanno percepito.

Ancora oggi all’AMT opera lo stesso consiglio di amministrazione e lo stesso presidente che per anni hanno nascosto all’opinione pubblica il lento degrado dell’azienda, che non ha mai ricevuto le risorse per programmare la propria attività.

Il servizio AMT nella nostra città è ai minimi termini.

Il gasolio continua ad essere acquistato giornalmente con i proventi della vendita dei biglietti, mentre aumentano i bus fermi per carenza di manutenzione.

Il giudizio favorevole della Corte dei Conti sull’ennesimo piano di rientro dell’amministrazione comunale cozza con la drammatica crisi di liquidità e con il grave stato dei servizi, che peggiorano di giorno in giorno, fino a non poter più garantire nemmeno la pulizia sugli autobus cittadini.

La soluzione continua ad essere una ed una sola: la dichiarazione del dissesto, con la quale i fornitori avrebbero la certezza di incassare buona parte dei crediti, che con il tempo saranno sempre più erosi da spese bancarie ed interessi.

Solo con la dichiarazione di dissesto sarebbe possibile un nuovo inizio, la ripresa delle forniture al comune, la puntualità dei pagamenti ai fornitori ed il ritorno alla normale amministrazione, mettendo fine agli sprechi ed agli sperperi, a partire dalle tante consulenze e dai “regali” da 10 milioni di euro al potente di turno (vedi scandalo società Acque di Casalotto) di cui anche la giunta Stancanelli si è resa responsabile.




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