Settimanale di informazione sulla periferia di Catania
Librino Pigno San Giorgio Villaggio Sant'Agata Zia Lisa ...e dintorni
cronaca quartieri archivio la città dalla stampa libera avvisi&annunci lavori in corso chi siamo collegati collabora pubblicità

Alla Campanella-Sturzo il premio per il miglior cortometraggio

domenica 12 luglio 2009

Vota quest'articolo
voti:15

  • Digg
  • Del.icio.us
  • Facebook
  • Google
  • Technorati
  • Live
  • Scoopeo
  • Wikio
  • Furl
  • Blogmarks
  • Reddit
  • Mister wong

Quello che di Librino si conosce sono quasi esclusivamente gli aspetti e gli eventi negativi. Ciò è dovuto ad un certo tipo di informazione che, troppo spesso, punta il dito su quelle che sono le carenze in ordine strutturale e sociale del quartiere, tralasciando quanto di costruttivo riescano a produrre tutta quella rete di associazioni, centri sociali, scuole e chiese che si adoperano nel quotidiano affinché l’immagine di Librino non resti relegata a quella di “quartiere ghetto”.
In particolare, le scuole, svolgono un ruolo di primaria importanza perché chiamate a formare gli adulti del domani all’interno di un territorio ricco di peculiarità e controversie. Una tra queste, l’istituto comprensivo Campanella-Sturzo, ha pensato di utilizzare la cinematografia come mezzo di riflessione e di conoscenza, focalizzando l’attenzione sia sui linguaggi visivi delle immagini, sia su come la comunicazione filmica possa incidere sulla visione delle cose e della realtà.

Da diversi anni, infatti, i docenti dell’istituto hanno impegnato i ragazzi nella produzione di tutta una serie di spot pubblicitari e di cortometraggi per i quali la scuola ha ricevuto numerosi riconoscimenti, a dimostrazione dell’eccellente lavoro svolto. L’ultimo, in ordine di tempo, verrà ritirato a Trieste il 26 e 27 giugno. Quest’anno, al festival Maremetraggio, difatti, su più di cento scuole che si sono disputate il premio di miglior cortometraggio della sezione Corallino, il “Rotary club Trieste nord” per la sessione elementare è stato vinto proprio dai ragazzini della Campanella-Sturzo con il cortometraggio, dal nome già di per sé alquanto efficace: “ Librino? Una favola!”. Molto bella anche la motivazione che è stata data dalla commissione esaminatrice: “semplice, divertente, genuino, lirico e fantastico, perché vicino all’immaginario dei bambini”.
Questo lavoro rappresenta l’atto conclusivo del corso “Scrivere il Cinema” seguito dai ragazzi nell’anno scolastico 2007/08. La regia ed il montaggio sono di Roberto Figazzolo, un vero professionista nel settore, il quale ha invogliato gli insegnanti della scuola, ed in particolare il Professore Daniele Bannò ad interessarsi di cinematografia. I risultati sono davvero sorprendenti. Dalla visione del cortometraggio traspare, infatti, l’idea della favola raccontata “con niente”, puntando proprio su quella che è la mimica e la gestualità dei bambini. Ciò che emerge, è l’idea del racconto in chiave ironica e divertente, è la capacità di improvvisarsi su uno scenario fatto di grigiore, quello dei grandi palazzi di Librino, grigiore che poi si anima e mette in luce la visione, anche colorata, che i ragazzini riescono ad avere delle cose che li circondano. Qui Librino viene raccontato come fosse un mondo incantato, colmo di esseri fantastici. Ma, anche se dentro una favola, i bambini vanno alla ricerca di una morale, affacciandosi alla realtà di tutti i giorni con la semplicità che è propria della loro età.

Il dirigente scolastico Lino Secchi, ha tenuto a precisare come l’obiettivo che da sempre è stato perseguito sia quello di mettere in evidenza le doti e le potenzialità dei ragazzi. La scuola, dice Secchi, ha il diritto - dovere di non fermarsi alle intenzioni. Ciò che a noi fa piacere è quello di dare delle opportunità. La scuola, prosegue Secchi, è chiamata ad orientare e, per far si che ciò avvenga, bisogna far prendere coscienza ai ragazzi di quelle che sono le loro caratteristiche e fare nascere in loro delle aspirazioni affinché queste possano essere poi sviluppate e messe a frutto.
Questo, di certo, è un chiaro segno di cambiamento, il quale non può prescindere dal più ampio desiderio di dare maggior voce e dignità ad un quartiere troppo spesso mal visto e, nel contempo, troppo poco considerato per il capitale ambientale ed umano che è capace di offrire.




I più letti

SetteGiorni