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Il popolo di Pippo Fava

venerdì 9 gennaio 2009, di Fabio D’Urso

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Quante persone vogliono sentire parlare di libera informazione a Catania? Venticinque anni dopo la morte di Pippo Fava, centinaia di persone si sono incontrate per rendere vivo il suo esempio. E con i giornalisti di base della città hanno parlato di come renderne viva la memoria e l’impegno.

"Quanti eravamo stasera?" La sera del 5 gennaio una ragazza e un ragazzo escono, tra la gente dal salone della chiesa di San Pietro e Paolo a Catania. "Hai visto quante persone, la sala non bastava". Si tengono per mano. Lei si chiama Giusi, ha venticinque anni. Qualche mese fa è stata tra gli organizzatori dell’Onda, il movimento di protesta contro i tagli alla scuola e all’università. "Mi viene il freddo, se penso che io nascevo e lui, quel giorno moriva", dice al suo fidanzato.

Le persone escono e si salutano. Tra la gente, ci sono Ada e Grazia. Ada è in pensione, ma per decenni ha fatto in questa città la giornalista. Grazia con Salvatore Resca, Città Insieme e tutti gli altri antimafiosi organizza da oltre venti anni questa giornata in memoria di Giuseppe Fava. Poi ci sono altre storie, così diverse tra di loro. C’è Marco di Catania Possibile, con i suoi quarant’anni. Le sue inchieste, insieme a quelle di Piero, in questi ultimi anni hanno fatto il giornalismo di Catania e gli interessi della povera gente. Marco per vivere ha fatto l’operaio e Piero il tipografo.

Claudia scrive per il giornale telematico dell’università, che si chiama Step1, l’inchiesta che ha scritto sui Rom a Catania ha portato alla scarcerazione di una donna, accusata ingiustamente; poi ci sono state le rettifiche dei giornali nazionali, e la vicenda è diventata un caso da manuale di giornalismo. Claudia ne ha dovuto parlare tante volte, in diverse occasioni e le brillavano gli occhi quando spiegava di come Gianfranco le ha insegnato a barcamenarsi tra le notizie. Stasera Gianfranco stava ad ascoltarla alla fine della sala. A pensarci è sempre stato così anche ai tempi in cui faceva il caporedattore ai Siciliani Nuovi. Veloce come una saetta Scatà sorpassa la gente. Anche Carlo Ruta sfugge tra la folla. Poi tanti altri che uno dopo l’altro escono dall’incontro, con i giornali sottomano e le domande di sempre nei loro volti. Alcuni velocemente, altri silenziosi, altri si fermano a parlarsi.

Giusi, insieme al suo fidanzato, parla con altri giovani appena usciti. Ce ne sono tanti stasera di diversi gruppi. Ci sono i ragazzi del Gapa che lavorano a San Cristoforo. Ci sono quelli di Addio Pizzo. Ci sono quelli dell’Onda. Ci siamo noi. Ci sono diverse generazioni che si parlano tra di loro, mentre si mettono d’accordo sul da fare nel prossimo mese. La generazione di Salvatore e Grazia e quella di Elena e Giovanni, Toti e Paolo e Marcella, e quella di Gianfranco, Rosalba, Ester o di Lucio e Luca e Carlo e Mauro, e quella di Cristina, Leandro e Mirko, Luciano, Massimiliano e Giovanni , di Arturo e Francesco e Marco, o anche di Claudia e di Laura e di Giovanna. Sono i nomi della gente che vive nel nome di Pippo Fava.

"Il prossimo appuntamento in programma è a metà gennaio."

- Di che si parla?

"Tecniche di informazione".

"Poi il 19 si parlerà di come stampare i diversi giornali, creando delle sinergie nella produzione dei diversi formati".

- Sapete che giorno 26 viene Morrione?

"Chi è?"

"Un giornalista importante che fa il sito di "Libera informazione". Vuol dare una mano al nostro giornale di Librino, La Periferica".

Le voci della gente adesso si confondono e quasi formano un unico dialogo, che fa eco all’incontro di questa sera. Sono le parole sulla storia della libera informazione a Catania, questa città con un un unico quotidiano locale e le trasmissioni di intrattenimento la sera. Qui, invece la memoria di ognuno aiuta la ragione comune, che è quella di non dimenticarsi delle cose importanti. E di sapere denunciare tutto quello che ci toglie la dignità. Ecco perché stasera siamo stati qui, ecco il motivo di questa partecipazione, ecco perché abbiamo bisogno ancora di fare delle domande. Le informazioni si ripetono per avere una memoria comune. L’eco di queste parole ci ricorda che noi siamo il popolo di Pippo Fava.

- Questa sera, chi avrebbe potuto pensare a tutte queste testimonianze, e a tutta questa gente.

"Una volta che la gente è chiamata a essere protagonista, allora risponde, perché capisce quanto sia importante ".

- Dare notizie vere, è importante. Ancora di più, acquisire gli strumenti per informare tutti, ecco perché c’è bisogno di impegnarci e fare un lavoro insieme.

"Pensate se riusciamo davvero a fare un giornale insieme".

- Pensate se i ragazzi che fanno i giornale dell’università danno una mano a quelli che fanno il giornale a Librino.

"Pensate al coraggio di Pippo Fava".

- E al coraggio di fare informazione a Catania".

"Pensate a Pino Maniaci, il giornalista di Teleiato, famoso per il suo impegno antimafia in Sicilia".

- E’ davvero coraggioso, nella suo paese a Partinico, ha fatto un salto di qualità con la televisione.

"Pensate se un progetto di televisione locale partisse da noi, dagli interessi della gente".

- Cambi canale...

"E dal talk show passi ad una rete che ti spiega, in modo approfondito, i fatti della vita reale".

- Senza restare in silenzio.

"Senza aspettare che le notizie vengano raccontate quando più non se ne può fare a meno".

- La gente avrebbe modo di difendersi meglio"

"Potrebbe reagire davanti ai soprusi e alla criminalità".

- Poi però succede anche che i giornalisti si prendono le querele.

"Succede che i mafiosi vengono e ti picchiano come hanno fatto a Pino Maniaci".

- Oppure il giornale viene sequestrato come stampa clandestina, per il fatto di non essere ancora registrato. E’ successo al giornale "Catania possibile".

- Oppure, semplicemente il giornale chiude, perché rimane isolato. Come è successo per Casablanca, a Graziella Proto. E poi rimangono migliaia di euro da pagare.

"Ce ne vuole di coraggio, quando si fanno piccoli giornali".

- Ecco Maniaci che rimane stupito dei nostri giornali.

" E poi ci sono persone che non hanno mai smesso di lottare.

- Il pomeriggio di ognuno di questi venticinque anni davanti alla Lapide.

" Via Fava: la lapide l’hanno messa i ragazzi di Siciliani giovani".

- L’idea era stata discussa in una riunione dell’Associazione I Siciliani.

" Era del professore Giuseppe D’Urso. Con Orioles aveva realizzato l’inchiesta su mafia e massoneria."

- Alla lapide, non manca mai Giambattista Scidà, il vecchio presidente del tribunale dei Minori di Catania. Scidà è parte della storia di questa città.

"Ha sostenuto le lotte della redazione del giornale "I Siciliani" dopo la morte del direttore".

- Poi tutta la vita a lottare, per la città e la giustizia. Il caso Catania.

"E i giornalisti dei Siciliani?"

- Erano giovani, quanto molti di noi. Alcuni son diventati dei giornalisti importanti, altri hanno scelto di cambiare mestiere, con coerenza silenziosa. Ognuno ha fatto la sua parte, ognuno con la sua responsabilità e la sua vita.

"Davvero forse il senso della memoria sta tutto qui?"

- Ognuno ha la sua storia, ha un contesto preciso, questo non toglie che ci si possa impegnare insieme.

"Sono poche le persone, che davvero sono coerenti fino alla fine."

- La consapevolezza di esse, poi diventa patrimonio di tutti.

"Non può bastare il sacrificio di qualcuno".

- Quando la memoria diventa di tutti, allora la lotta non è finita.

"Ma in questa città la gente dice che le condizioni non cambiano e peggiorano. La gente esce la mattina, e si compra La Sicilia".

- Ti saresti immaginato qualche anno fa, un giornale a San Cristoforo, e un altro a Librino per raccontare le cose belle e la vita reale?

" Non possiamo rimanere dei cittadini sottomessi a un sistema mafioso".

- Quanti colpi di pistola hanno ucciso Giuseppe Fava?


Vedi anche
- "Lavori in corso" il primo laboratorio il 14 a CittàInsieme
- il 5 gennaio 25 anni dopo
- Giuseppe Fava

2 Messaggi

  • Il popolo di Pippo Fava

    15 gennaio 2009 09:53, di Enrico Bua

    Salve, sono uno di coloro che vorrebbe che a Catania ci fosse almeno un secondo quotdiano e che non capisce una cosa: perché tutte queste testate mosse dalla voglia di fare libera inforazione non uniscono tutte le loro risorse finanziarie ed intellettuali per creare una sola testata (magari settimanale con un sito internet unico e sempre aggiornato), ma che in futuro possa trasformarsi in un quotidiano? Mi pare che unendo le caratteristiche dei fogli esistenti ci siano tutte le cometenze per poterlo fare. Certo la distribuzione risulterebbe più capillare e potrebbe favorire un radicamento sul territorio e, in futuro, la possibilità di ritentare la costituzione di un nuovo quotidiano. Ma per farlo bisogna essere uniti e cercare la professionalità che manca a La Sicilia, recuperare le forze disperse degli ex de "I Siciliani" e di Telecolor. Altriemnti credo che tutet queste esperienze rimarranno bellissime ma brevi enon risolutive, coem Casablanca, per esempio. Che ne dite?

    Vedi on line : Perché non unire le forze?

    • Il popolo di Pippo Fava 15 gennaio 2009 10:17, di Massimiliano Nicosia

      Carissimo Enrico, siamo perfettamente daccordo con te e difatti quello che delinei è un percorso che si è iniziato con decisione. Non sarà un percoso facile nè immediato. Ma abbiamo seriamente intenzione di unire le forze per restituire a Catania finalmente una informazione libera da interessi (economici, politici, mafiosi) e corretta.

      Ieri sera abbiamo fatto il primo incontro operativo ed eravamo già più testate di quelle con cui siamo partiti. Mercoledì sera faremo il prossimo. Teniamoci in contatto.




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